venerdì 24 ottobre 2014

La magia del montaggio

“Quello che stupisce è che il montatore o la montatrice sa meglio del regista cosa bisogna andare a cercare. E’ la storia dello scultore e del blocco di marmo. Bisogna  sapere  che c’è un cavallo dentro al blocco di marmo,  e il montatore, spesso,  lo sa meglio e più facilmente  del regista stesso. Sa come fare uscire il cavallo.” (Sylvain Roulette, regista)

Kubrick lo considera la diretta continuazione della regia. Il montaggio, una delle tante riscritture che si fanno di un film, una delle parti fondamentali nella lavorazione che porta ad aver il prodotto finale. Arte talmente fondamentale e incidente che gli hanno dedicato persino dei premi (tra gli Oscar per esempio esiste quello per il miglior montaggio, audio e per il miglior montaggio video). Questa parte della lavorazione spesso porta il regista e il montatore a stravolgere completamente il film, decidere di montare un’ inquadratura prima o dopo un’altra cambia completamente il senso di esso (effetto Kulesov). È in questa fase che, avendo a disposizione tutti i fiori, si decide come fare la composizione e pensate a quanti modi si hanno per creare un mazzo per una sposa. Si può scegliere di posizionare la scena numer quattro come ultima scena del film ed ecco qua che il film assume un nuovo volto. Il montaggio può persino rendere un film più noioso e pesante o molto ritmato e frenetico. Quando ancora il digitale non esisteva e tutto era imprasso sulla pellicola, il montaggio era un vero e proprio tagliare e cucire, letteralmente, i pezzi di pellicola, non a caso questo ruolo era ricoperto per la maggior parte da donne, probabilmente molto più certosine degli uomini. Oggi tutto viene digitalizzato,  persino quando si gira in pellicola poi si riversa tutto sul computer per essere incollato tramite i famosi programmi come Final cut, Avid o Premiere. 
 L’esempio dei fiorai, secondo me, calza a pennello, pensate al regista come un coltivatore di fiori il quale ci mette tutto sé stesso per far crescere sano, dritto e bello un fiore (dove ogni fiore è ovviamente un’inquadratura), poi questi fiori arrivano nelle mani dei fiorai (i montatori) che durante la composizione si accorge che alcuni di questi fiori hanno troppi petali, il loro colore non si intona con il resto o che sarebbe 

meglio piegare un po’ lo stelo, ecco il montatore, potremmo quasi definirlo: colui che stravolge e gioca con il materiale girato per rendere la composizione finale perfettamente equilibrata. 
La loro magia parte persino dalle parole che usano, pensate al termine:  montaggio IVISIBILE a cui tutti i montatori ambiscono (rendere il montaggio ivisibile all’occhio dello spettatore è questa una delle prime regole del montatore). 
 Si dice spesso che il montaggio faccia miracoli e loro stessi affermano con modestia: “ok che il montaggio fa miracoli però non sono ancora diventato Dio!!”. Su questo spesso mi sono dovuto ricredere, immaginate un montatore nella sua stanzetta, l’unico rumere che si sente e quello della ventola del computer,  nessuno lo sta guardando, è solo, e lui cosa fa? È in questo momento che, secondo me, si può dedidacare a riti e magie che solo lui ha il privilegio di conoscere, riesce a rendere bella ed elegante persino la ripresa peggiore. Il montaggio è un mondo a sé e solo pochi privileggiati possono entrare a conoscenza dell’arte di montare. Mi è sempre piaciuto vedere il montatore come un piccolo Harry Potter che attraversa il binario 9 e tre quarti per raggiungere quel mondo dove l’arte e la magia di tagliare, capovolgere, stravolgere, incollare, colorare, cambiare e chi più ne ha più ne metta sia possibile solo utilizzando le loro mani. Un mondo dove gli incantesimi e le formule vengono composte digitando i tasti del pc. Spingono 15 tasti in meno di 2 secondi ed ecco che magicamente l’inquadratura si palesa perfetta su quello schermo luminoso che illumina la stanza con il suo biancastro fascio di luce mentre sul volto del montatore si stampa un ghigno di soddisfazione e compiacimento.



giovedì 23 ottobre 2014

Critica alla critica

Il cinema italiano è in crisi e questo è assodato, i film che si producono non sono più come quelli di una volta, ma c'è una cosa che non mi torna: si leggono o sentono ovunque critiche negative sui i film di maggiore successo italiani, eppure fanno ogni volta il pienone dando, troppo spesso, la colpa all’ignoranza del pubblico. Signori "critici" vi darò una notizia esclusiva: il pubblico non è ignorante.

"Il film di Checco Zalone supera i 50 milioni di incassi", "I film di Neri Parenti conquistano il primo posto negli incassi natalizi" cosa c'è di così sconvolgente in tutto questo?
Io non credo che si debbano condannare a morte questi film, per il semplice motivo che essi non hanno mai preteso di essere più di ciò che sono, non voglio mica arrivare a vincere l'Oscar o essere considerate opere d'arte. Sono semplicemente film che mirano a far passare 120 minuti in completa tranquillità le persone. Non hanno mai preteso di far commuovere o di lanciare un messaggio profondo al cuore dello spettatore.

Lo ammetto, a me personalmente non piacciono i cinepanettoni, ma sono il primo a dire che non li abolirei mai. Funzionano, sono un format che piace alla gente e lo spettacolo è fatto per la gente. Qualsiasi forma d'arte (sopratutto cinema e teatro) sono nati per l'altro, essi non esisterebbero senza il pubblico. Molti si accaniscono brutalmente su questi film. Per esempio, di recente su youtube, Yotobi (Mostarda) si è accanito contro "Fuga di cervelli". A queste persone invece vorrei solo dire che il cinema non è dittatura, nessuno costringe nessuno a guardare determinati film. Queste critiche, non costruttive, non portano la gente a guardare film d'autore ogni giorno, in fondo se ci si pensate c'è a chi piace il calcio , a chi piace i rugby, c'è a chi piace il cinepanettone e a chi piace David Linch, non possiamo costringere le persone a guardare "Velluto Blu" come non possiamo costringerle a guardare "Natale a New York". 

Prima di accusare il pubblico allora bisognerebbe informarsi su cosa sta accadendo al cinema italiano e perché, si "sfornano" così pochi capolavori. Le produzioni, e sopratutto le distribuzioni, non vogliono rischiare, voglio andare sul sicuro, perché sceneggiatori e registi con la voglia di fare un diverso cinema ci sono, ve lo assicuro, ma quando si trovano i cancelli sbarrati e gli vengono spezzate le ali, non possono fare altro che provare a emigrare all’ estero, dove, guarda caso, gli italiani sono molto apprezzati in campi come questi. 
Quindi il problema non è dei film non impegnativi o diretti da comici italiani, il problema è a monte, la prossima volta che vedrete una di queste critiche distruttive o che ne vorrete fare una voi, pensate a quante persone hanno lavorato alla realizzazione di quel film e a quanta passione è stata messa, provate semplicemente a dire: "no, non mi piace, non lo consiglio", provate a spiegare il perché, e non chiamateli semplicemente "spazzatura". Così facendo non state offendendo solo il film di per sé, non state offendendo solo il regista e tutta la troupe che ci hanno lavorato, state offendendo anche chi lo ha visto, vi state mettendo su un piedistallo. La bellezza del mondo è nella sua varietà, ed essa comprende anche il cinepanettone. Io sono uno di quei tanti ragazzi che sta provando a fare del cinema, e per fare questo mestiere bisogna sempre ricordarsi che il cinema non è per sé, il cinema è una forma di comunicazione, è divertimento, è saper donare un emozione,ma é anche svago e perché no: ozio (per chi ovviamente lo va a vedere).


lo ribadisco, il cinema è per gli altri, non per una ristretta élite di persone. Quindi lasciate che questi film vivano e prendetevela con chi non permette l'uscita di altri film che posso tranquillamente coesistere, perché le persone sanno cosa hanno voglia di vedere, e non per forza bisogna passare la vita ad ascoltare Mozart, a volte si ha bisogno anche di Lady Gaga. Tutto è lecito finché funziona per l'occhio dell’ altro.


mercoledì 22 ottobre 2014

L'aura dello spettacolo

Oggi ho deciso di parlarvi di qualcosa di meno tangibile e visibile, qualcosa che si trova dietro tutto ciò che c'è di audiovisivo, un aspetto del cinema, come anche del teatro, oscuro quanto affascinante. Una sorta di energia che avvolge costantemente ogni singolo spettacolo, da quello che nasce nel garage di casa nostra fino al colossal o al musical di Broadway.

Non esiste nulla di più mistico, vero e percepibile di ciò che a me piace chiamare: “Aura dello spettacolo” (spettacolo inteso come un qualcosa che comprenda tutto ciò che ha alle spalle una messa in scena ed un lavoro di preparazione: cinema, teatro, programmi televisivi, varietà, talent, ecc...)
Così come l aura circonda il corpo degli esseri viventi segnandone caratteristiche proprie del suo essere che influenza positivamente o negativamente l’altro,  ogni spettacolo ha il suo proprio e privilegiato contenitore che lo avvolge e da cui gli spettatori, per lo più inconsciamente, attingono le varie sensazioni che lo portano ad avere una diversa concezione di esso. Prendiamo come esempio i film: ipotizziamo che una stessa identica sceneggiatura venga data a due registi e a due troupe completamente diverse, entrambe realizzeranno, ovviamente, il lungometraggio in base alla loro interpretazione e alla loro visione (avevo già scritto di come l'intera troupe influenzi un prodotto finale). Fin qui nulla di strano. Ora mettiamo caso che questi due film vengano proiettati entrambi al cinema, gli spettatori usciranno con degli stati d'animo e delle sensazioni interiori differenti, nonostante abbiano visto mettere in scena la stessa identica storia.
Questo sarebbe avvenuto anche se i due film fossero stati realizzati dallo stesso regista o, addirittura, dalla stessa troupe che avrebbero confezionato due prodotti, solo apparentemente, identici. Perché accade tutto ciò? Io credo che convergano diversi fattori, ma il principale e il più imponente è: l atmosfera che si è imposta nella troupe, nella compagnia teatrale o quel che sia. Questi, come ho sempre sostenuto, sono lavori di squadra, e tra i vari membri si instaureranno amicizie, simpatie, antipatie, rapporti solo professionali e rapporti umani.
Lo spettacolo è uno specchio che riflette la visione di chi ci ha lavorato. Il riflesso si deforma in base a questa famosa Aura. In altre parole, sto dicendo, che tutto ciò che accade dietro le quinte: litigi, risate, amori, nervosismo, felicità, si riflettono inevitabilmente sul prodotto finale. Se il lavoro sul set di un film che racconta di meditazione è stato accompagnato dal nervosismo, lo spettatore percepirà quella tensione, che continuerà ad aleggiare nei secoli finché questa opera esisterà e sarà guardata almeno da un paio di occhi.
Si possono capire molte cose da ciò che uno spettacolo ci lascia dentro e se la sensazione è negativa, forse, bisognerebbe informare i vari membri che ciò che vogliono esprimere non proviene solo dalla bellezza di ciò che vediamo o sentiamo, ma deve partire tutto e sempre dal  cuore, e se la sorgente dello spettacolo è quella poi il resto verrà da sé perché: “comunque vada, sarà un successo”.

martedì 21 ottobre 2014

"Forte Forte Forte", il novo programma di Raffaella Carrà... in bocca al lupo hai nostri artisti

FAVOLOSO!!!!! Dopo la conclusione dell'A&D Talent, la A&D è stata contattata dalla redazione del nuovo programma Rai di Raffaella Carrà "Forte forte forte" perché selezionato come uno dei Talent più completi e ci hanno chiesto di mandare 3 artisti che noi ritenevamo essere più completi... per ora THOMAS TOSSICI è riuscito a superare la prima selezione, incrociamo le dita per gli altri due!!! Grandi ragazzi!!!! e in bocca al lupo!!!
... fare spettacolo con stile...

Il nuovo singolo di Luca Federici

Gli artisti che hanno partecipato al Talent in Abruzzo crescono... ecco il primo singolo di Luca Federici "L'albero dell'anima" una bellissima canzone che parla di lui e del suo grandissimo amore per una dama chiamata Musica... aiutiamo i giovani artisti e il nostro futuro ascoltate il singolo e scaricatelo da uno di questi link:

https://itunes.apple.com/it/album/lalbero-dellanima-single/id930557287

https://play.google.com/store/music/album?id=Blgwsbqjvvwknjhr7g3b44zdjby

http://www.amazon.it/gp/product/B00OLQIOFW/ref=sr_1_1_rd?ie=UTF8&child=B00OLQIQXM&qid=1413550423&sr=1-1%3C%2Fa%3E

grande Luca continua così






Paolo Manno ad Amici

Altri artisti dell' A&D talent che crescono, questa volta è il turno di Paolo Manno, uno dei vincitori della categoria Danza... facciamogli i complimenti per essere riuscito a passare a testa alta ben due selezioni del mitico programma Amici di Maria De Filippi... complimentino Paolo siamo fieri di te... e non ti preoccupare perché Maria non sa cosa si è persa  ... intanto il nostro Paolo ci ha gentilmente passato un po di foto scattate da lui all'interno delle famose e conosciute stanze del programma televisivo a cui l' A&D talent si è un po' ispirato.... bravo Paolo continua così!!!


Amore in pellicola


“Il modo in cui i film mostrano l’amore può essere riassunto al meglio con questa formula: l’amore è una commedia. Molto spesso è assurda, sciocca e/o ridicola e provoca nel pubblico grandi risate. A volte la commedia è una vera e propria farsa. Altre volte, è delicata e divertente e provoca risatine trattenute nel pubblico.” (Robert Marich)

L’amore: il comune denominatore nella maggior parte dei film. Vi sfido a trovare un film dove anche se solo per pochi secondi non si avverta la presenza di questa parola. Per amore non intendo solo quello classico alla Romeo e Giulietta, ma nel senso più ampio del suo significato, persino nel film più violento e splatter, persino nei disaster movie e nei film di guerra questa parola aleggia tra i personaggi.
La storia del cinema è carica di storie d’amore d’ogni genere, a partire da “Luci della città” di Chaplin dove, come tipico del suo personaggio, Charlot è alla ricerca dell’amore che gli sfugge. Passando poi per “My Fair Lady” di Cukor dove nessuno si scambia nemmeno un bacio in due ore e cinquanta minuti di film per poi arrivare a film più vicini a noi e agli adolescenti come “Twilight” dove il personaggio interpretato da Pattinson dice, alla protagonista femminile di non essere il ragazzo adatto a lei, ma afferma anche “Non riesco a trovare la forza per stare lontano da te neanche un attimo” , - Il film è davvero sensuale considerato che, nonostante nessuno si svesta, questa scena ha scatenato un vero e proprio deliquio negli adolescenti di tutto il mondo! - (Robert Marich).
Ecco che l’amore si mostra in tutte le sue facce, dal tragico, all’horror, al fantasy passando, talvolta, anche per il perverso e l’erotico. Spesso uno dei caratteri che segnano questi film che parlano d’amore è l’umorismo come per esempio l’orologio della “Bella e la Bestia” che cerca di dare consigli alla bestia sul come corteggiare Belle: “le solite cose, fiori, cioccolatini, promesse che non intendi mantenere” oppure l’assurda situazione di Accadde una notte “ho il vago sospetto che abbiate detto di essere mio marito – dice Colbert a Gable – Ah! Già non ve l’ho detto – risponde lui – siamo registrati come marito e moglie… Vi avverto però che non mi interessa un fico secco di conquistarvi”.
Fu proprio a partire da questo film che il mondo delle censure “amorose” prese piede, “Da quel momento, per decenni i registi di Hollywood furono incredibilmente astuti nel rappresentare le storie d’amore senza nudi, scene di torrida passione, linguaggio volgare o situazioni apertamente allusive. I film non potevano né mostrare né alludere al sesso consumato tra coppie non sposate. E persino le coppie sposate venivano mostrate in due letti separati, in quelli che furono soprannominati: i letti gemelli di Hollywood” (Robert Marich).
L’amore ha avuto la sua storia tragica fin dai tempi antichi e nel cinema come nel teatro non è stato da meno, ma il mondo continua a girare proprio grazie a questo sentimento, quindi, nessun film, nessuna censura, e nessun uomo o essere vivente su questa terra potrà fermarlo. Nelle pellicole è sempre esistito e per sempre rimarrà impresso.





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