martedì 4 novembre 2014

La perfezione è noiosa





"Quel bicchiere di whisky poco fa era vuoto", "la manica della maglia aveva la macchia di sangue a destra nell inquadratura precedente", non c'erano degli occhiali sul tavolino?", quante volte vi sarà capitato di sentire o di dire voi stessi una di queste frasi, quante volte vi sarà capitato di guardare un film e notare i famosi errori del bicchiere vuoto e del bicchiere pieno. I cosiddetti Bloopers. C'è chi nella vita passa tutto il tempo a guardare queste cose!!




L'ultima non voleva essere solo una frase un po' critica, c'è chi realmente nella vita lavora proprio per evitare che questi errori possano capitare. Vi voglio parlare di una figura che solitamente conoscono in pochi, mentre è un componente essenziale senza il quale i film sarebbero incredibilmente difficili da realizzare: "la segretaria di edizione". Sarò sincero, non ho mai capito il perché questa figura sia sempre identificata come femminile (sarà per il fatto che le donne spesso sanno essere molto più ordinate, precise e "puntigliose" di noi uomini) comunque vi assicuro che so dell'esistenza anche della versione maschile di questo ruolo.
La segretaria di edizione è colei che rende più semplice la vita al regista, al direttore della fotografia e sopratutto al montatore, è lei che mantiene l ordine tra il caotico materiale che viene girato. Avete mai pensato a come un set intero riesce a ricordare quali sono le riprese buone o quelle scarte? (Piccola informazione: oltre a buono e scarto viene segnata anche la scena cosiddetta: riserva). Questa piccola quanto gigante figura del cinema segna qualunque cosa accade sul set e sopratutto deve spesso interpretare il volere del regista che si esprime, spesso, con parole criptiche (esempio?... Regista:"Questa!.... Questa segnala tra il buono e la riserva perché c'era una nuvola troppo violenta sulla testa del personaggio"... Segretaria di edizione:" ok gli faceva schifo, è scarta", resto della troupe: "@€%#}%^????"). Questo però non è l'unico compito della segretaria, infatti, collaborando con il fotografo di scena, è, molto spesso, l'addetta alla CONTINUITÀ, permettendo, alle varie inquadrature, di avere una certa unità a livello di immagine per quanto riguardano tutti quei dettagli che durante le riprese di un film potrebbero portare la troupe a perdersi, letteralmente, in un bicchiere d'acqua. Ovviamente non tutti i Bloopers dipendono dalla segretaria di edizione, ma la continuità è solitamente di sua responsabilità o al massimo di un addetto alla Continuity.
Dovete sapere che molto spesse ciò che lo spettatore vede sullo schermo in successione temporale, non è la stessa successione con cui sono state girate le varie inquadrature/scene. Ecco qui che la nostra piccola eroina entra in azione ricordando all'attore, allo scenografo o al regista l'esatta posizione di un determinato elemento in base all'inquadratura precedente. Quindi, è lei la responsabile del cambio di pietanza nelle mani di Brad Pitt nel film "Ocean's eleven" o il neo di Kate Winslet nel film "Titanic" che una volta è a destra e una volta è a sinistra. L'elenco è talmente lungo che esistono interi siti dove vengono catalogati e citati tutti questi errori.
Ricordate, però, che girare un film è come scalare una montagna, una vera e propria impresa, quindi, per quale motivo riempire di critiche negative un lungometraggio solo per la presenza di piccoli e simpatici errori come questi? In fondo siamo tutti esseri umani e gli errori fanno parte della nostra vita quotidiana, essi entrano a far parte di un film come una cicatrice diventa parte di una individuo e quando amiamo una persona quel piccolo difetto diviene, ai nostri occhi, qualcosa di incredibilmente bello o addirittura sexy. Una specie di segno di riconoscimento che lo rende diverso da tutti gli altri e che spesso si ha voglia di difendere. La perfezione è noiosa. Dite la verità, siete o non siete innamorati delle cicatrici del vostro film preferito?

venerdì 24 ottobre 2014

La magia del montaggio

“Quello che stupisce è che il montatore o la montatrice sa meglio del regista cosa bisogna andare a cercare. E’ la storia dello scultore e del blocco di marmo. Bisogna  sapere  che c’è un cavallo dentro al blocco di marmo,  e il montatore, spesso,  lo sa meglio e più facilmente  del regista stesso. Sa come fare uscire il cavallo.” (Sylvain Roulette, regista)

Kubrick lo considera la diretta continuazione della regia. Il montaggio, una delle tante riscritture che si fanno di un film, una delle parti fondamentali nella lavorazione che porta ad aver il prodotto finale. Arte talmente fondamentale e incidente che gli hanno dedicato persino dei premi (tra gli Oscar per esempio esiste quello per il miglior montaggio, audio e per il miglior montaggio video). Questa parte della lavorazione spesso porta il regista e il montatore a stravolgere completamente il film, decidere di montare un’ inquadratura prima o dopo un’altra cambia completamente il senso di esso (effetto Kulesov). È in questa fase che, avendo a disposizione tutti i fiori, si decide come fare la composizione e pensate a quanti modi si hanno per creare un mazzo per una sposa. Si può scegliere di posizionare la scena numer quattro come ultima scena del film ed ecco qua che il film assume un nuovo volto. Il montaggio può persino rendere un film più noioso e pesante o molto ritmato e frenetico. Quando ancora il digitale non esisteva e tutto era imprasso sulla pellicola, il montaggio era un vero e proprio tagliare e cucire, letteralmente, i pezzi di pellicola, non a caso questo ruolo era ricoperto per la maggior parte da donne, probabilmente molto più certosine degli uomini. Oggi tutto viene digitalizzato,  persino quando si gira in pellicola poi si riversa tutto sul computer per essere incollato tramite i famosi programmi come Final cut, Avid o Premiere. 
 L’esempio dei fiorai, secondo me, calza a pennello, pensate al regista come un coltivatore di fiori il quale ci mette tutto sé stesso per far crescere sano, dritto e bello un fiore (dove ogni fiore è ovviamente un’inquadratura), poi questi fiori arrivano nelle mani dei fiorai (i montatori) che durante la composizione si accorge che alcuni di questi fiori hanno troppi petali, il loro colore non si intona con il resto o che sarebbe 

meglio piegare un po’ lo stelo, ecco il montatore, potremmo quasi definirlo: colui che stravolge e gioca con il materiale girato per rendere la composizione finale perfettamente equilibrata. 
La loro magia parte persino dalle parole che usano, pensate al termine:  montaggio IVISIBILE a cui tutti i montatori ambiscono (rendere il montaggio ivisibile all’occhio dello spettatore è questa una delle prime regole del montatore). 
 Si dice spesso che il montaggio faccia miracoli e loro stessi affermano con modestia: “ok che il montaggio fa miracoli però non sono ancora diventato Dio!!”. Su questo spesso mi sono dovuto ricredere, immaginate un montatore nella sua stanzetta, l’unico rumere che si sente e quello della ventola del computer,  nessuno lo sta guardando, è solo, e lui cosa fa? È in questo momento che, secondo me, si può dedidacare a riti e magie che solo lui ha il privilegio di conoscere, riesce a rendere bella ed elegante persino la ripresa peggiore. Il montaggio è un mondo a sé e solo pochi privileggiati possono entrare a conoscenza dell’arte di montare. Mi è sempre piaciuto vedere il montatore come un piccolo Harry Potter che attraversa il binario 9 e tre quarti per raggiungere quel mondo dove l’arte e la magia di tagliare, capovolgere, stravolgere, incollare, colorare, cambiare e chi più ne ha più ne metta sia possibile solo utilizzando le loro mani. Un mondo dove gli incantesimi e le formule vengono composte digitando i tasti del pc. Spingono 15 tasti in meno di 2 secondi ed ecco che magicamente l’inquadratura si palesa perfetta su quello schermo luminoso che illumina la stanza con il suo biancastro fascio di luce mentre sul volto del montatore si stampa un ghigno di soddisfazione e compiacimento.



giovedì 23 ottobre 2014

Critica alla critica

Il cinema italiano è in crisi e questo è assodato, i film che si producono non sono più come quelli di una volta, ma c'è una cosa che non mi torna: si leggono o sentono ovunque critiche negative sui i film di maggiore successo italiani, eppure fanno ogni volta il pienone dando, troppo spesso, la colpa all’ignoranza del pubblico. Signori "critici" vi darò una notizia esclusiva: il pubblico non è ignorante.

"Il film di Checco Zalone supera i 50 milioni di incassi", "I film di Neri Parenti conquistano il primo posto negli incassi natalizi" cosa c'è di così sconvolgente in tutto questo?
Io non credo che si debbano condannare a morte questi film, per il semplice motivo che essi non hanno mai preteso di essere più di ciò che sono, non voglio mica arrivare a vincere l'Oscar o essere considerate opere d'arte. Sono semplicemente film che mirano a far passare 120 minuti in completa tranquillità le persone. Non hanno mai preteso di far commuovere o di lanciare un messaggio profondo al cuore dello spettatore.

Lo ammetto, a me personalmente non piacciono i cinepanettoni, ma sono il primo a dire che non li abolirei mai. Funzionano, sono un format che piace alla gente e lo spettacolo è fatto per la gente. Qualsiasi forma d'arte (sopratutto cinema e teatro) sono nati per l'altro, essi non esisterebbero senza il pubblico. Molti si accaniscono brutalmente su questi film. Per esempio, di recente su youtube, Yotobi (Mostarda) si è accanito contro "Fuga di cervelli". A queste persone invece vorrei solo dire che il cinema non è dittatura, nessuno costringe nessuno a guardare determinati film. Queste critiche, non costruttive, non portano la gente a guardare film d'autore ogni giorno, in fondo se ci si pensate c'è a chi piace il calcio , a chi piace i rugby, c'è a chi piace il cinepanettone e a chi piace David Linch, non possiamo costringere le persone a guardare "Velluto Blu" come non possiamo costringerle a guardare "Natale a New York". 

Prima di accusare il pubblico allora bisognerebbe informarsi su cosa sta accadendo al cinema italiano e perché, si "sfornano" così pochi capolavori. Le produzioni, e sopratutto le distribuzioni, non vogliono rischiare, voglio andare sul sicuro, perché sceneggiatori e registi con la voglia di fare un diverso cinema ci sono, ve lo assicuro, ma quando si trovano i cancelli sbarrati e gli vengono spezzate le ali, non possono fare altro che provare a emigrare all’ estero, dove, guarda caso, gli italiani sono molto apprezzati in campi come questi. 
Quindi il problema non è dei film non impegnativi o diretti da comici italiani, il problema è a monte, la prossima volta che vedrete una di queste critiche distruttive o che ne vorrete fare una voi, pensate a quante persone hanno lavorato alla realizzazione di quel film e a quanta passione è stata messa, provate semplicemente a dire: "no, non mi piace, non lo consiglio", provate a spiegare il perché, e non chiamateli semplicemente "spazzatura". Così facendo non state offendendo solo il film di per sé, non state offendendo solo il regista e tutta la troupe che ci hanno lavorato, state offendendo anche chi lo ha visto, vi state mettendo su un piedistallo. La bellezza del mondo è nella sua varietà, ed essa comprende anche il cinepanettone. Io sono uno di quei tanti ragazzi che sta provando a fare del cinema, e per fare questo mestiere bisogna sempre ricordarsi che il cinema non è per sé, il cinema è una forma di comunicazione, è divertimento, è saper donare un emozione,ma é anche svago e perché no: ozio (per chi ovviamente lo va a vedere).


lo ribadisco, il cinema è per gli altri, non per una ristretta élite di persone. Quindi lasciate che questi film vivano e prendetevela con chi non permette l'uscita di altri film che posso tranquillamente coesistere, perché le persone sanno cosa hanno voglia di vedere, e non per forza bisogna passare la vita ad ascoltare Mozart, a volte si ha bisogno anche di Lady Gaga. Tutto è lecito finché funziona per l'occhio dell’ altro.


mercoledì 22 ottobre 2014

L'aura dello spettacolo

Oggi ho deciso di parlarvi di qualcosa di meno tangibile e visibile, qualcosa che si trova dietro tutto ciò che c'è di audiovisivo, un aspetto del cinema, come anche del teatro, oscuro quanto affascinante. Una sorta di energia che avvolge costantemente ogni singolo spettacolo, da quello che nasce nel garage di casa nostra fino al colossal o al musical di Broadway.

Non esiste nulla di più mistico, vero e percepibile di ciò che a me piace chiamare: “Aura dello spettacolo” (spettacolo inteso come un qualcosa che comprenda tutto ciò che ha alle spalle una messa in scena ed un lavoro di preparazione: cinema, teatro, programmi televisivi, varietà, talent, ecc...)
Così come l aura circonda il corpo degli esseri viventi segnandone caratteristiche proprie del suo essere che influenza positivamente o negativamente l’altro,  ogni spettacolo ha il suo proprio e privilegiato contenitore che lo avvolge e da cui gli spettatori, per lo più inconsciamente, attingono le varie sensazioni che lo portano ad avere una diversa concezione di esso. Prendiamo come esempio i film: ipotizziamo che una stessa identica sceneggiatura venga data a due registi e a due troupe completamente diverse, entrambe realizzeranno, ovviamente, il lungometraggio in base alla loro interpretazione e alla loro visione (avevo già scritto di come l'intera troupe influenzi un prodotto finale). Fin qui nulla di strano. Ora mettiamo caso che questi due film vengano proiettati entrambi al cinema, gli spettatori usciranno con degli stati d'animo e delle sensazioni interiori differenti, nonostante abbiano visto mettere in scena la stessa identica storia.
Questo sarebbe avvenuto anche se i due film fossero stati realizzati dallo stesso regista o, addirittura, dalla stessa troupe che avrebbero confezionato due prodotti, solo apparentemente, identici. Perché accade tutto ciò? Io credo che convergano diversi fattori, ma il principale e il più imponente è: l atmosfera che si è imposta nella troupe, nella compagnia teatrale o quel che sia. Questi, come ho sempre sostenuto, sono lavori di squadra, e tra i vari membri si instaureranno amicizie, simpatie, antipatie, rapporti solo professionali e rapporti umani.
Lo spettacolo è uno specchio che riflette la visione di chi ci ha lavorato. Il riflesso si deforma in base a questa famosa Aura. In altre parole, sto dicendo, che tutto ciò che accade dietro le quinte: litigi, risate, amori, nervosismo, felicità, si riflettono inevitabilmente sul prodotto finale. Se il lavoro sul set di un film che racconta di meditazione è stato accompagnato dal nervosismo, lo spettatore percepirà quella tensione, che continuerà ad aleggiare nei secoli finché questa opera esisterà e sarà guardata almeno da un paio di occhi.
Si possono capire molte cose da ciò che uno spettacolo ci lascia dentro e se la sensazione è negativa, forse, bisognerebbe informare i vari membri che ciò che vogliono esprimere non proviene solo dalla bellezza di ciò che vediamo o sentiamo, ma deve partire tutto e sempre dal  cuore, e se la sorgente dello spettacolo è quella poi il resto verrà da sé perché: “comunque vada, sarà un successo”.

martedì 21 ottobre 2014

"Forte Forte Forte", il novo programma di Raffaella Carrà... in bocca al lupo hai nostri artisti

FAVOLOSO!!!!! Dopo la conclusione dell'A&D Talent, la A&D è stata contattata dalla redazione del nuovo programma Rai di Raffaella Carrà "Forte forte forte" perché selezionato come uno dei Talent più completi e ci hanno chiesto di mandare 3 artisti che noi ritenevamo essere più completi... per ora THOMAS TOSSICI è riuscito a superare la prima selezione, incrociamo le dita per gli altri due!!! Grandi ragazzi!!!! e in bocca al lupo!!!
... fare spettacolo con stile...

Il nuovo singolo di Luca Federici

Gli artisti che hanno partecipato al Talent in Abruzzo crescono... ecco il primo singolo di Luca Federici "L'albero dell'anima" una bellissima canzone che parla di lui e del suo grandissimo amore per una dama chiamata Musica... aiutiamo i giovani artisti e il nostro futuro ascoltate il singolo e scaricatelo da uno di questi link:

https://itunes.apple.com/it/album/lalbero-dellanima-single/id930557287

https://play.google.com/store/music/album?id=Blgwsbqjvvwknjhr7g3b44zdjby

http://www.amazon.it/gp/product/B00OLQIOFW/ref=sr_1_1_rd?ie=UTF8&child=B00OLQIQXM&qid=1413550423&sr=1-1%3C%2Fa%3E

grande Luca continua così






Paolo Manno ad Amici

Altri artisti dell' A&D talent che crescono, questa volta è il turno di Paolo Manno, uno dei vincitori della categoria Danza... facciamogli i complimenti per essere riuscito a passare a testa alta ben due selezioni del mitico programma Amici di Maria De Filippi... complimentino Paolo siamo fieri di te... e non ti preoccupare perché Maria non sa cosa si è persa  ... intanto il nostro Paolo ci ha gentilmente passato un po di foto scattate da lui all'interno delle famose e conosciute stanze del programma televisivo a cui l' A&D talent si è un po' ispirato.... bravo Paolo continua così!!!


Amore in pellicola


“Il modo in cui i film mostrano l’amore può essere riassunto al meglio con questa formula: l’amore è una commedia. Molto spesso è assurda, sciocca e/o ridicola e provoca nel pubblico grandi risate. A volte la commedia è una vera e propria farsa. Altre volte, è delicata e divertente e provoca risatine trattenute nel pubblico.” (Robert Marich)

L’amore: il comune denominatore nella maggior parte dei film. Vi sfido a trovare un film dove anche se solo per pochi secondi non si avverta la presenza di questa parola. Per amore non intendo solo quello classico alla Romeo e Giulietta, ma nel senso più ampio del suo significato, persino nel film più violento e splatter, persino nei disaster movie e nei film di guerra questa parola aleggia tra i personaggi.
La storia del cinema è carica di storie d’amore d’ogni genere, a partire da “Luci della città” di Chaplin dove, come tipico del suo personaggio, Charlot è alla ricerca dell’amore che gli sfugge. Passando poi per “My Fair Lady” di Cukor dove nessuno si scambia nemmeno un bacio in due ore e cinquanta minuti di film per poi arrivare a film più vicini a noi e agli adolescenti come “Twilight” dove il personaggio interpretato da Pattinson dice, alla protagonista femminile di non essere il ragazzo adatto a lei, ma afferma anche “Non riesco a trovare la forza per stare lontano da te neanche un attimo” , - Il film è davvero sensuale considerato che, nonostante nessuno si svesta, questa scena ha scatenato un vero e proprio deliquio negli adolescenti di tutto il mondo! - (Robert Marich).
Ecco che l’amore si mostra in tutte le sue facce, dal tragico, all’horror, al fantasy passando, talvolta, anche per il perverso e l’erotico. Spesso uno dei caratteri che segnano questi film che parlano d’amore è l’umorismo come per esempio l’orologio della “Bella e la Bestia” che cerca di dare consigli alla bestia sul come corteggiare Belle: “le solite cose, fiori, cioccolatini, promesse che non intendi mantenere” oppure l’assurda situazione di Accadde una notte “ho il vago sospetto che abbiate detto di essere mio marito – dice Colbert a Gable – Ah! Già non ve l’ho detto – risponde lui – siamo registrati come marito e moglie… Vi avverto però che non mi interessa un fico secco di conquistarvi”.
Fu proprio a partire da questo film che il mondo delle censure “amorose” prese piede, “Da quel momento, per decenni i registi di Hollywood furono incredibilmente astuti nel rappresentare le storie d’amore senza nudi, scene di torrida passione, linguaggio volgare o situazioni apertamente allusive. I film non potevano né mostrare né alludere al sesso consumato tra coppie non sposate. E persino le coppie sposate venivano mostrate in due letti separati, in quelli che furono soprannominati: i letti gemelli di Hollywood” (Robert Marich).
L’amore ha avuto la sua storia tragica fin dai tempi antichi e nel cinema come nel teatro non è stato da meno, ma il mondo continua a girare proprio grazie a questo sentimento, quindi, nessun film, nessuna censura, e nessun uomo o essere vivente su questa terra potrà fermarlo. Nelle pellicole è sempre esistito e per sempre rimarrà impresso.





venerdì 26 settembre 2014

Interviste ai vincitori dell'A&D Talent di Martinsicuro


Cominciamo con la vincitrice della categoria Canto: Emanuela Reviezzo.
Ognuno di noi vuole realizzare i propri sogni, tu come vedi il tuo futuro?
Ho due sogni in particolare che voglio realizzare fin da quando ero bambina . Nel mio futuro vedo la professione di cantante che va in parallelo con quella di medico , studio e canto sono i miei due sogni e dovrò riuscire a realizzarli , perchè ci credo con tutta me stessa .
Cosa pensi dei vari talent e concorsi che ci sono in giro?
Ho iniziato a fare concorsi all’età di 15 anni e ognuno di essi per me è stata un’esperienza di crescita personale e musicale . Amo i concorsi perchè è li che conosco tantissimi artisti che condividono la mia stessa passione e in ognuno di loro riesco a cogliere qualcosa per poter crescere e migliorare , mi misuro con loro , ma al di là della competizione c’è l’amicizia che si instaura. Questo per me è il bello di tutti i concorsi fatti finora .
Cose negative e cose positive dell A&D talent.
Le cose positive sono davvero tante : innanzitutto la professionalità e l’umiltà che va dagli organizzatori , alla valletta , ai presentatori , alla giuria , ai comici e a tutti coloro che hanno avuto a che fare con la preparazione e la riuscita del talent . La prima cosa che ho notato e che mi ha fatto quasi emozionare è stato l’amore , l’impegno e la dedizione che ho visto in Agata e Danny nella preparazione di ogni singola serata per il talent , faccio un esempio : quando mi presentavo il pomeriggio a fare le prove ,loro dedicavano ore intere ad allestire con ogni particolarità e dettaglio i tavoli assegnati alla giuria , oppure si preoccupavano per ogni minima cosa per tutti noi partecipanti , ci chiedevano dei pareri che li potessero migliorare e volevano sapere le nostre necessità , emozioni e sensazioni , insomma in tutto questo percorso ci hanno sempre messo a nostro agio. Un’altra cosa positiva è che ho conosciuto molte persone eccezionali , sono nate delle forti amicizie all’interno di questo talent e con gli altri partecipanti ancora ci stiamo sentendo e frequentando , nonostante la lontananza in alcuni casi . L’unica cosa negativa che ho riscontrato è stato qualche problema tecnico , che tra l’altro può capitare dappertutto .
Italia e artisti emergenti, pensi sia una combinazione ancora compatibile?
Questa domanda è un pò difficile data la crisi del momento che si riscontra in ogni settore . Penso che se si sbloccherà la situazione , sarebbe bello avere dei nuovi artisti , nuovi volti e nuove voci da poter presentare. Anche se ci troviamo in questo momento un pò particolare direi che si può sempre sognare , sperare e credere .
A cosa credi possa servire partecipare ad iniziative come i talent?
Ogni talent è un modo per venir fuori e per potersi misurare su dei palchi con altri artisti . E come dicevo prima è una crescita personale e musicale , sia nella sconfitta che nella vittoria .
Come vincitore dell A&D Talent consiglieresti la partecipazione all’A&D Talent di Martinsicuro a qualche tuo amico?
Assolutamente si , come ho già detto ad Agata e Danny la sera stessa della vittoria , ho fatto molti concorsi sia a livello regionale che nazionale , ma la A&D Talent , è stato uno dei concorsi più belli e trasparenti a cui io abbia mai partecipato . Un’esperienza unica che consiglierei a chiunque e non lo dico perchè ho vinto , ma perchè è pura verità .
Ti aspettavi di vincere?
Assolutamente no , non riesco a crederci nemmeno ora . Il livello di bravura degli altri partecipanti era molto alto . Non me lo aspettavo anche perchè il mio motto è quello di dare il massimo in ogni cosa , ma senza mai aspettarsi nulla , nessuno di noi è mai arrivato e l’umiltà a mio parere è la cosa più importante per poter andare avanti .
Prossimo passo?
Il prossimo passo sarà studiare ancora canto , riprendere le lezioni di chitarra , continuare a scrivere pezzi inediti e realizzare il videoclip con la A&D Talent . Sono prontissima per questa nuova esperienza e non vedo l’ora di collaborare con tutti loro .

Continuiamo con i vincitori della categoria Danza: i Marimprovviso (Sara Ciprietti & Paolo Manno).
Ognuno di noi vuole realizzare i propri sogni, voi come vedete il vostro futuro?
Vediamo il nostro prossimo futuro come membri di una compagnia…. Per toccare con mano cosa voglia dire essere un danzatore professionista…ma non nascondiamo di sognare un futuro come creatori di noi stessi e di altri danzatori. Ci auguriamo tanto di continuare insieme la nostra carriera…
Cosa pensate dei vari talent e concorsi che ci sono in giro?
In giro ci sono concorsi divisi per genere, con poco spazio alla ricerca e all’ innovazione. Quelli locali hanno Spesso uno spirito fin troppo dilettantistico, che non mette in luce talenti, anzi, a volte pensiamo vengano addirittura ridicolizzati.
Cose negative e cose positive dell A&D talent.
Ci hanno colpito la serietà dell’ organizzazione, lo spirito degli artisti concorrenti, la cura nei minimi particolari… Ci è dispiaciuto che a concorrere nella categoria danza fossimo soltanto in 5…. Ma sappiamo benissimo che non è l’A&D responsabile di questa carenza.
Italia e artisti emergenti, pensate sia una combinazione ancora compatibile?
Non per ora. Non per la danza e non per l’arte contemporanea in genere.
A cosa credete possa servire partecipare ad iniziative come i talent?
A farsi conoscere, a portare in scena qualcosa di proprio. Che siano iniziative locali o meno… I talent possono essere una vetrina per il proprio operato!
Come vincitori dell A&D Talent consigliereste la partecipazione all’A&D Talent di Martinsicuro a qualche vostro amico?
A chiunque creda nella bellezza dell’arte e abbia voglia di mettersi in gioco, ma soprattutto a chi sta elaborando una propria ricerca e abbia voglia di conoscere il parere di esperti e non.
Vi aspettavate di vincere?
No, non ce lo aspettavamo… Almeno finchè non ci siamo resi conto dei voti e dei giudizi ricevuti. Il momento difficile è arrivato quando abbiamo visto i nostri colleghi Giulia&Davis all’opera, abbiamo creduto di essere spacciati!
Prossimo passo?
Barcellonaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Tenteremo insieme un’audizione presso la Martz Dance Company….lunghissima vita al lupo che ci tiene in bocca!!!!!

E per concludere in bellezza vi lasciamo all’intervista del vincitore della categoria Recitazione: Thomas Tossici.
Ognuno di noi vuole realizzare i propri sogni, tu come vedi il tuo futuro?
Personalmente pieno di strade in salita, sto combattendo ormai da tempo per far si che il mio futuro possa essere come lo desidero, pieno di emozioni, arte e musica.
Cosa pensi dei vari talent e concorsi che ci sono in giro?
Che possano, ognuno a modo suo, rappresentare una valida opportunità di crescita per tutti i giovani talenti che si vogliono cimentare in confronti… questi accrescono esperienza e, come ho sempre sostenuto, ti permettono di non dimenticare mai che l’umiltà e il lavoro sono gli unici mezzi per crescere davvero.
Cose negative e cose positive dell A&D talent.
Essendo la prima edizione è ancora presto per dire qualcosa a tal proposito, posso soltanto dire che è uno dei più completi che ci siano in giro e che l’opportunità di farsi notare in tv, come soltanto pochi talent locali possono vantare di fare, è davvero una cosa che richiama attenzione e che colpisce oltre alla serietà della gestione e dell’organizzazione da parte della A&D.
Italia e artisti emergenti, pensi sia una combinazione ancora compatibile?
L’Italia può vantare grandi artisti del passato che hanno lasciato, a noi emergenti, qualcosa di grande, gesta immortali oserei dire, su cui lavorare e dalle quali prendere esempio. la musica italiana, come il cinema d’autore e il grande teatro dell’opera Italica, hanno scritto la storia di tanti artisti indimenticabili…grazie a loro, seguendo le loro tracce potremmo mantenere e far splendere ancora il nome dell’arte made in Italy in giro, non solo per la nazione, ma in tutto il mondo.
A cosa credi possa servire partecipare ad iniziative come i talent?
beh… i talent sono… quasi indispensabili. la competizione ti sprona a fare meglio, a dare di più ogni volta…
Come vincitore dell A&D Talent consiglieresti la partecipazione all’A&D Talent di Martinsicuro a qualche tuo amico?
Si… lo consiglierei a chiunque volesse mettersi alla prova
Ti aspettavi di vincere?
Veramente c’ho pensato, poi quando ho visto il livello non indifferente dei partecipanti alle varie categorie ho iniziato a tornare con i piedi per terra… ho dovuto lavorare molto e se, alla fine, sono cresciuto, lo devo anche ai miei avversari.
Prossimo passo?
Il prossimo passo… continuare a sognare, lavorare, studiare e regalare emozioni. quel che sarà potrà dirlo solo lo stage!

sabato 5 luglio 2014

Quante volte sei morto?


Difficile trovare un film in cui qualcuno non muoia, è un classico trucco di drammatizzazione degli  sceneggiatori quando devono colpire il livello emotivo dello spettatore, oppure quando è giunta l’ora per il cattivo o per l’eroe o per l’amico, la moglie, il figlio. A volte si comincia un film con una morte che poi sarà ciò che avvierà la storia intera. Insomma la morte nel cinema come  nel teatro è un meccanismo molto usato.

Per gli attori morire non è mai così facile, la morte può risultare troppo finta e il film perderebbe di credibilità, quindi quando si realizza qualcosa del genere l’attore deve studiare come si muore: avvelenamento, pugnale, spada, infarto, colpo in testa… Se incontrassi un attore famoso, forse mi verrebbe da chiedergli: quante volte sei morto?A riguardo è stata stilata in America dal mensile Premiere la classifica degli attori che sono morti più volte nei film in cui recitavano. Primo classificato: Robert De Niro morto ben 14 volte, a seguire abbiamo Bruce Willis con le sue rispettabili 11 volte, poi abbiamo, a pari merito Al Pacino, Jack Nicholson e Dustin Hoffman morti ben 9 volte. Ma la lista non finisce di certo qui: abbiamo Leonardo Di Caprio che morì proprio nel film che lo rese famoso: Titanic. Altro Sex Simbol a cui piace particolarmente la morte è Jhonny Depp che addirittura ha interpretato ultimamente il ruolo di un vampiro morto e sepolto. Potremmo continuare all’infinito e potremmo non trovare uno dei nostri attori preferiti che non sia mai morto in vita sua.  Forse però pensandoci bene c’è un’altra categoria a cui capiterà sicuramente di morire molto spesso: le comparse, pensate a tutti i film di guerra spaziale, terrestre, o ai film catastrofici, quanti morti, quante facce viste solo per qualche secondo di gloria e poi “boom” morti, nemmeno il tempo di dire una battuta. A quanto pare fare la comparsa nei film è un lavoro “pericoloso” .
Chissà forse dovremmo suggerire alle scuole di recitazione di insegnare, come prima cosa, non come si fa a far vivere un personaggio ma come si fa a farlo morire o come si fa a resuscitare nel caso si venga ingaggiati come attore di Beautiful.

E tu quante volte sei morto?
                                                                                                                                   
                                                                                                                                                  DANNY


giovedì 5 giugno 2014

Hairspray (recensione/consiglia)



"Welcome to the 60's" immergiamoci completamente tra i tabù, le imposizioni e gli emozionanti cortei degli anni sessanta assieme ad un fantastico cast di attori. Un film dove non manca l'allegria , l'amore, la risata, la tenerezza e tanto coraggio per riuscire ad evadere fuori dagli schemi imposti dalla società.

John Travolta, Nikki Blonsky, Michelle Pfeiffer, Christopher Walken, Queen Latifah,
James Marsden, Zac Efron e tanti altri in un esilarante musical diretto da Adam Shankaman nonché tratto dall'omonimo musical di Broadway e remake del film di Jhon Waters.
Questo film, nella sua esuberanza ed allegria, affronta importantissime tematiche che vanno dall' integrazione, in questo caso tra persone bianche e persone di colore, all'uso dell'immagine nella televisione sino alla chiusura mentale della società.
Le parole giuste per questo musical continuano ad essere allegro e solare, pieno di situazioni comiche e toccanti, tanta energia che fuoriesce persino dai personaggi secondari, come la simpaticissima quanto svampita Panny che si ribella alle imposizione della madre attaccata al suo rigore religioso o come la coinvolgente quanto impetuosa Maybelle che con tutto il suo "black groove" si batte contro le ingiustizie della società bianca.
"Grasso è bello" è intorno a questa frase che ruota il tutto: Tracy, Edna (il personaggio femminile interpretato da Travolta) e Maybelle sono tutte in carne, eppure non si demoralizzano mai davanti alla magrissima ed attraente Velma che cerca si demoralizzarle in ogni modo. Canzoni mai noiose, balli, scenografie e fotografia tipiche di un musical, ma con la M maiuscola. Un film adatto a chiunque voglia passare 117 minuti in tranquillità e totale relax, lasciandosi trasportare in un mondo di colori e suggestioni innaturali, ma incredibilmente realistici, un film che ti farà riflettere e venire voglia di correre in bagno a laccarti o cotonarti i capelli. Infatti è proprio la lacca il collante tra tutti i personaggi o i figuranti di quella sempre viva ed euforica Baltimora dove il tutto è ambientato.
Poi come non spendere due parole sull’ esuberante e bravissimo John Travolta che veste i panni di una madre in carne ed inizialmente spaventata dal suo aspetto fisico un po' ingombrante e dal giudizio delle persone, ma che poi, grazie alla figlia, riuscirà a capire che l'importante non è essere bianco, rosso, giallo, grasso, basso, bello, l'importante è che tu riesca ad affrontare la vita divertendoti e sopratutto a realizzare i tuoi sogni senza pensare troppo al giudizio degli altri. In fondo siamo tutti uguali e tutti possono riuscire, a modo loro, "ad esibirsi su un palco", con il proprio stile e con la propria importante fisicità o colore della pelle risultando, spesso, anche più belli di una persona che rispecchia i canoni imposta dalla società di quei tempi.
Ricordate che, come dice la canzone: "you can't
stop the beat". Mai!!!

Qual'è il vostro personaggio preferito?

VOTO: 10


Danny





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