mercoledì 28 maggio 2014

Tutti per uno e il regista per tutti

Oggi ho deciso di provare a sfatare un mito che continua ad aleggiare tra le persone che entrano in una sala cinematografica o vedono un film comodamente seduti sul proprio sofà.  Come farà mai un semplice essere umano a realizzare un colossal come Avatar, Titanic, Via con vento, Aramgeddon. È un’impresa umanamente impossibile! È la pura verità: è impossibile che una persona chiamata comunemente regista possa fare ciò. 

Ora, se questa rubrica, dovesse incappare per sbaglio, tra le mani di uno di quei registi megalomani, sicuramente riceverebbe un’infinità di critiche. Un film non è mai un lavoro individuale, un film è sempre un vero e proprio lavoro di squadra, dove ogni più piccolo “elemento” è estremamente fondamentale per la buona riuscita del prodotto. Basterebbe che un semplice ciacchista sbagliasse a scrivere il ciak per mandare in tilt il montatore, il regista, lo sceneggiatore e chi più ne ha più ne metta (senza ricordare che una figura “piccola” come il ciacchista ha tra le sue mani uno dei simboli maggiori del cinema) . 
“Il regista è colui che organizza il senso audiovisivo del film”(cit. Guido Chiesa)  è questa la realtà dei fatti. Il regista tramite la sua personale visione decide: fotografia, inquadrature, attori (anche se molto spesso non li sceglie mai da solo), come essi debbano recitare o muoversi in scena. Tutto ciò sulla base di un qualcosa che in molti  casi non è nemmeno stato scritto da lui, ma che deve “semplicemente” fare proprio. In qualche modo lo spettatore vede attraverso i suoi occhi ed ovviamente vede solo ciò che il regista ha deciso di mostrargli, ma queste immagini non sarebbe possibile averle  senza la storia dello sceneggiatore, le luci del direttore della fotografia, l’audio  del fonico, la meticolosità della segretaria di edizione, il montaggio del montatore e tutte le altre persone che lavorano alla realizzazione del prodotto finito. Una lista lunghissima tanto quanto i titoli di coda che arriva fino al semplice, ma non meno importante, ragazzo runner che tiene sotto controllo il materiale incustodito o vola a comprare un cacciavite a stella fondamentale per poter girare la prossima inquadratura. Ovviamente ognuna di queste parti inserisce qualcosa di sé all’interno  dell’ opera cinematografica creando, così, con quella del regista, un mix perfetto che porta il film ad essere ciò che è. Cos’è allora un film se non l’insieme di tante teste che, ognuna attraverso la loro competenza, si esprimono  nella  visione del regista? Infatti (come dico sempre io) il film rispecchierà, anche se inconsciamente, l’atmosfera che si può respirare su un set:  se c’è stata ansia, allegria, complicità, lacrime, tensione, tutto sarà all’interno della “pellicola” e tutto sarà recepito da chi guarda a sua insaputa. Un buon film parte da una buona complicità ed intesa  della Troupe molto prima della  bravura di ogni singolo componente.
Mi raccomando allora, la prossima volta che entrerete in un cinema, fate i complimenti al regista, ma non dimenticate che il film non è solo suo.

Danny


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